Un giorno, quando avevo 15 anni, nella spiaggia in cui sono cresciuta, decisi che sarei diventata una sarta.

 

La mia convinzione era un grido di gioia, un orgoglio da mostrare a tutti, una decisione radicata ed elettrizzante che mi faceva guardare il mio futuro con entusiasmo.

 

Ma poi i 15 anni svaniscono, le possibilità si concretizzano e non sempre è possibile fare ciò che si desidera. Perciò feci ciò che la vita mi richiedeva: lavorare per sopravvivere e rimandare nel tempo il mio sogno e chi volevo essere.

 

La macchina da cucire era sempre lì, pronta a cucire vestiti da vecchie tende, rifare orli o accorciare gonne.

Una fedele amica che non si offendeva se doveva rimanere parcheggiata nell’armadio per lunghi periodi. Sapeva che non mi sarei dimenticata di lei, che l’avrei riportata in giro con me per corsi e che l’avrei guardata con un sorriso ogni volta che l’avessi tirata fuori e chiesto di aiutarmi.

 

Poi un giorno, mi seguì anche quando la chiusi nel baule della macchina insieme ad una piccola valigia e la portai fra le cime di fredde montagne.

 

E lì, insieme, seguimmo la strada che solo l’amore stava tracciando. E da cui oggi nascono queste borse.

Chi sono